Una “storia” affascinante il racconto di Paola Mattioli e Sarenco narrata nelle pagine di “Mèmoire d’Afrique”. L’ incontro con un villaggio e la sua sciamana Seni Camara; L’incontro con straordinarie sculture di Dee Madri ed archetipi ancestrali, terrecotte impregnate dello “spirito dell’Africa”. Nel 2013 Mattioli accompagna Sarenco, artista e profondo conoscitore di arte africana, a Bignona in Casamance (Senegal), dove vive Seni Camara. Tra polvere, bambini e polli la scultrice - sciamana declina il “normale” quotidiano scalza, senza acqua ne’ luce elettrica. Parla solo wolof e solo la volontà d’incontro e di comunione permette loro di annullare le abissali distanze. Il premio: Il popolo ancestrale di terracotta. “...ed ecco, che in quella miseria, prende vita un mondo incantato...”, racconta la stessa Mattioli.
L’ atemporalità assoluta di quell’incontro, l’abbandono di ogni sovrastruttura e preconcetto occidentale, creano l’alchimia della serena complicità che non i racconti, ma solo le immagini riescono a testimoniare.
Paola Mattioli (Milano, 1948) vive la fotografia dagli anni’70. Il suo metodo di ricerca viene spiegato da lei stessa:
“… Se devo riassumere la mia posizione sulla fotografia, posso dire che ho scelto di stare su due piani: Uno narrativo e uno concettuale. Le storie possono anche essere minime, come avviene per esempio nel ritratto, che vorrei fosse una sintesi non dico di tutta la storia di una persona, ma almeno di quello che mi sembra ne rappresenti il punto centrale”.
La Galleria Ca’ di Fra’ ritenendo limitante la definizione “arte africana”, preferisce parlare unicamente di “arte”. Allo stesso modo, nel solco tracciato dalle sue multiformi passioni, ha da sempre percorso la strada della fotografia.
Due mondi, un incontro. Per “raccontare storie attraverso le storie …. ”, come ci ricorda la stessa Mattioli.