Quando la Polaroid Corporation annunciò la data in cui avrebbe smesso la produzione della mitica pellicola - il 2009 - fu subito chiaro che anche un’epoca era al tramonto. Polaroid è il nome di uno speciale foglio di plastica utilizzato per polarizzare la luce. L’azienda era nata nel 1937 grazie a Edwin Herbert Land: all’epoca produceva lenti polarizzate ad uso scientifico e militare. La prima vera macchina Polaroid per le foto istantanee fu lanciata nel 1948 e già dal ’49 l’azienda si avvaleva di consulenti del calibro di Ansel Adams, geniale fotografo. La Polaroid, la foto istantanea per antonomasia, avrebbe determinato le scelte e i costumi di un’intera generazione, di fotografi e non solo. Iniziava la “democratizzazione” del fare fotografia: tutti potevano scattare senza doversi preoccupare di conoscere l’uso di diaframmi e otturatori. La Polaroid fu subito percepita come una nuova superficie sulla quale lasciare correre la fantasia della sperimentazione, una tela visiva da completare con il proprio modo di “sentire” la realtà: veloce e “istantanea”, appunto, come lo era la nuova “società moderna”. Affascinò intere famiglie, fotografi principianti e grandi professionisti della Moda. Paragonabile, oggi, alla facilità del digitale (ironia della sorte, suo stesso carnefice per le stesse qualità…) Polaroid ha significato una novità importante anche per molti artisti, i quali ne hanno sfruttato la velocità della resa non solo per i loro test prima dello scatto definitivo – come Helmut Newton – ma anche come vero e proprio “media artistico”: pensiamo alle immagini erotiche di Carlo Mollino, a partire dagli anni ’50 attraversando gli anni ’60 con Andy Warhol, i ’70 con Robert Mapplethorpe fino agli anni ’80 e ’90 con David Hockey, N. Araki e Y. Morimura. Al fascino generale, e giustificato, non potevano certo rimanere immuni altri artisti nostrani come Nino Migliori, Ken Damy, Franco Fontana, Luigi Ghirri o Maurizio Galimberti attratti dalle possibilità della sperimentazione e dal nuovo mezzo come da un canto di Sirene. Una filosofia, prima ancora di una tecnica. Ca’ di Fra’ presenta il lavoro di grandi artisti dalle personalità diverse (Araki, L Ghirri, M. Galimberti, Franco Fontana), con filosofie di vita e sensibilità lontane tra loro, diversi nei linguaggi ma uniti nella scelta di un unico supporto: la Polaroid.